5G, da gennaio 2020 per le Tv parte lo switch off graduale per il rilascio delle frequenze (banda 700 MHz)

Il Mise ha fissato il calendario per il rilascio della banda 700 MHz da parte delle Tv nazionali e locali per rendere disponibili le frequenze alle Telco per i servizi sviluppati con la tecnologia 5G. Si parte dal primo gennaio 2020 con Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna. Termine ultimo per lo switch off il 30 giugno 2022.

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Da oggi la strada che porta il 5G in Italia ha un percorso più delineato. Il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSe) ha fissato il calendario per il rilascio della banda 700 MHz, la più pregiata, da parte dei broadcaster nazionali e locali per rendere disponibile le frequenze alle Telco (l’asta si terrà a settembre) per i servizi sviluppati in 5G, la tecnologia abilitante della quarta rivoluzione industriale. Nel nostro Paese, la banda 700 è occupata al 60% da emittenti nazionali e locali.

Dal primo gennaio 2020 al 30 giugno 2022 dovrà avvenire il graduale switch off, come previsto dal decreto firmato oggi dal ministro Luigi Di Maio. Si parte dalle frequenze televisive della Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna, che fanno parte di una delle quattro aree con cui il Mise ha diviso il territorio nazionale per questa migrazione ancora una volta rivoluzionaria per il sistema televisivo su standard DVBT. S’inizia da queste Regioni per evitare il rischio interferenze da parte del nostro “vecchio” digitale terrestre con il segnale Lte sui 700 MHz dei nostri vicini francesi, che hanno già fatto l’asta in banda 700 e a breve cominceranno ad accendere il segnale in patria.

Il nuovo standard MPEG4

Dunque partirà dal 2020 lo spegnimento delle frequenze in uso alle emittenti Tv (a cui il Mise assegnerà nuove frequenze) e la costruzione del Mux1 della Rai per aree geografiche. Questa fase di transizione, di due anni, non prevede in alcun modo l’introduzione di tecnologia T2-HEVC ma l’uso di tecnologia MPEG-4 già diffusa da qualche anno nei televisori e che nel 2020 sarà disponibile per tutta la popolazione.

Il vecchio standard del digitale terrestre nel nostro Paese, MPEG2, andrà in pensione il primo luglio 2022 e per allora emittenti televisive e telespettatori dovranno essere pronti all’accensione del DVBT2, il nuovo standard tecnologico che aprirà le porte all’ultra HD e al 4K, comprimendo il doppio canali sui mux residui, che nel 2022 saranno 14. Questo significherà anche che entro 4 anni le attuali tv digitali dovranno essere sostituite con quelle di nuova generazione DVBT2 oppure dotarle di un decoder esterno.

Rilascio frequenze in banda 700 MHz. La roadmap Regione per Regione, dal primo gennaio 2020 al 30 giugno 2022

Il Mise, come previsto dalla legge 27 dicembre 2017 n. 205 e secondo quanto richiesto dalla decisione europea del 2017/n. 899, ha suddiviso il territorio nazionale in quattro aree geografiche per il rilascio delle frequenze in banda 700 MHz da parte dei broadcaster:

  •  Area 1: Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna.
  • Area 2: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, province di: Trento, Bolzano, Parma e Piacenza
  • Area 3: Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna tranne le province di Parma e Piacenza, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Province di Cosenza e Crotone.
  • Area: 4 Sicilia, province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro.

Ecco il calendario dettagliato:

 

Fonte: Key4biz

Asta Frequenze Tv, anche ReteCapri ricorre al Tar

asta frequenze tv 700 mhz 5g

 

L’emittente ReteCapri di Costantino Federico si schiera con gli altri operatori tv (Mediaset e La7) contro il processo di liberazione dello spettro a favore del 5G in vista dell’asta per le frequenze della banda 700 MHz.

Pare sempre più salita l’asta per le frequenze tv e la conseguente riduzione dei canali del digitale terrestre a favore delle telco e del5G. Dopo Mediaset e Cairo Network (La7) anche ReteCapri ricorre al Tar del Lazio contro la delibera Agcom 137/18, che prevede l’avvio del nuovo Piano Nazionale delle Frequenze (PNAF) che implica la cessione della banda 700 MHz alle compagnie telefoniche entro il 2022. L’emittente di Costantino Federico, che detiene un multiplex nazionale sul dtt, pretende un risarcimento di 31 milioni di euro per la cessione forzata della sua frequenza (il canale 57 UHF) e la necessaria sostituzione con una risorsa frequenziale limitata.

retecapri

 

Nuovo caos delle frequenze tv?

La raffica di ricorsi delle tv rischia di bloccare il processo riduzione delle frequenze attualmente a disposizione delle emittenti televisive e soprattutto di mandare all’aria la gara indetta dal governo per le telco (nella Legge di Bilancio 2018) che dovrebbe fruttare 2,5 miliardi in 3 anni allo Stato (di cui 1,2 miliardi nel 2018). L’Agcom comunque nel recente varo del nuovo Piano Nazionale delle Frequenze aveva già avvisato il governo della presenza di molte criticità nel processo di liberazione dello spettro, un passaggio molto critico per le emittenti che vedranno dimezzare da 20 a 10 i Mux per trasmettere sul digitale terrestre.

«Gli operatori di rete – dichiara in un comunicato ReteCapri – si aspettavano la batosta, che puntualmente è avvenuta: riduzione della risorsa, (10 reti in banda UHF) che inevitabilmente non è sufficiente per tutti gli operatori nazionali. Sulla base, quindi, della delibera Agcom n. 137/18/Cons che prevedeva l’avvio del procedimento per il nuovo Piano frequenze con la cessione della banda 700 MHz, ad avere la peggio sono stati i soggetti concessionari di un solo multiplex, come ReteCapri con l’operatore di rete Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino. È per questo che si è reso necessario il ricorso al Tar del Lazio contro la suddetta delibera – così come già fatto da Mediaset e Cairo Network – al fine di chiedere il rilascio di una nuova concessione di capacità trasmissiva per lo meno uguale a quella precedentemente assegnata come Operatore di Rete in ambito nazionale».

«L’abbandono dell’attuale canale 57 UHF e l’eventuale sostituzione con capacità trasmissiva ridotta rispetto a quella odierna – prosegue la nota – consentirà a Rete Capri di formulare una richiesta di risarcimento danni che fin d’ora si preannunciano non inferiori a 31 milioni di euro, vale a dire l’equivalente al corrispettivo richiesto in precedenza per l’assegnazione della licenza di operatore di rete in ambito nazionale su frequenza UHF».

«Occorre ricordare che già nella precedente assegnazione ReteCapri è stata oggetto di forte discriminazione – chiude la nota – in quanto la frequenza assegnatagli era di qualità inferiore (trasmissione in KFN che abbisogna di più canali per raggiungere la copertura nazionale) rispetto a quelle assegnate a RaiMediaset e Persidera (trasmissione in SFN – Single Frequency Network che consiste invece in un solo canale), e ulteriormente compromessa dalle limitazioni subite per interferenze provenienti da Stati della ex Jugoslavia, Svizzera e Francia. Senza contare la mancata assegnazione di un secondo multiplex pur avendo ReteCapri, al pari di un altro operatore, titoli per analoga autorizzazione».