Di Maio vara la roadmap per il digitale terrestre e sceglie MPEG4. Per ora niente DVB-T2 HEVC

 

Snobbati per il momento HEVC e DVB-T2, che pur sono obbligatori su tutti i TV dall’inizio del 2017. La roadmap – non ancora resa pubblica nei suoi contenuti di dettaglio – prevede il passaggio delle trasmissioni a MPEG4.

Il Ministro Di Maio ha varato i decreti necessari per i prossimi passaggi della cessione della banda 700 MHz alle telecomuncazioni 5G. Lo rende noto un comunicato del Ministero dello Sviluppo Economico che peraltro non scende in grandi dettagli. Si parla del varo dell’attesa roadmap che dovrebbe portare a una cessione ordinata della banda 700 alle telco, di cui però ancora non si conosce il contenuto. Una delle cose che è stata decisa (e comunicata) è la scelta – almeno per il momento – della codifica MPEG4, che comporta un discreto guadagno di efficienza trasmissiva pur rimanendo compatibile la maggior parte del parco installato di TV. Di fatto si tratta di una bocciatura, almeno per adesso, di un possibile passaggio a HEVC. Nessun cenno, nel comunicato, alla modalità trasmissiva, che al momento resterà DVB-T.

Se la scelta di restare per il momento su MPEG4 può essere considerata ragionevole, almeno in considerazione del limitato parco installato HEVC, meno credibile è il passaggio del comunicato stampa del MISE in cui si dice che “Questa scelta, rivolta verso il formato tecnologicamente più avanzato, è il primo passo verso la trasformazione digitale del settore televisivo che il Governo intende favorire“.

Evidentemente nell’MPEG4, standard finalizzato vent’anni fa e presente su tutti i TV HD Ready (quindi quelli degli ultimi 10 anni abbondanti) non può essere certo definito quello più tecnologicamente avanzato senza destare qualche preoccupazione riguardo le competenze (o la sincerità) di chi questo comunicato l’ha ispirato o redatto.

Il Ministero ha anche stabilito l’allestimento di un tavolo “TV 4.0” tra MiSE, AGCOM e i principali operatori del settore televisivo; un tavolo che serve e servirà eccome, ma solo se vi saranno rappresentati anche gli interessi dei cittadini, che in questo passaggio rischiano di rimanere sacrificati sull’altare del mantenimento delle posizioni di emittenti più rivolte al passato che al futuro.

Fonte: dday

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