La Calabria potrebbe avere presto una sua serie televisiva.

 

Un calibro 9 per rilanciare la cinematografia calabrese

La Calabria potrebbe presto avere una sua serie TV.
Sul progetto, che ha titolo provvisorio “9×21” c’è grande riserbo, ma Lele Nucera ci ha rivelato in anteprima che, grazie al coordinamento di Mimmo Calopresti, ha già messo insieme grandi professionalità, a cominciare da quella di Bernardo Migliaccio Spina, con il quale si dividerà la regia dei singoli episodi. Le prime scene della puntata zero avranno l’arduo compito di convincere potenziali produttori a
finanziare l’intero progetto e saranno presentate nella sezione “Free Calabria” del Reggio Calabria Film Fest nella giornata di martedì 13 marzo, al cinema Odeon, e a Siderno giovedì 15 al Cinema Nuovo. «Senza entrare nel dettaglio della trama – ci spiega Lele, – il progetto, indipendente, si sviluppa con l’intenzione di far comprendere alla gente che il cinema di qualità può essere prodotto anche in Calabria e con pochissime risorse a disposizione. Rimboccandoci le maniche e sfruttando la “manovalanza” che vantiamo sul territorio, infatti, abbiamo già fondato una scuderia composta da cavalli di razza, a cominciare dal grande Nick Mancuso, la cui partecipazione si rivelerà indispensabile per promuovere il nostro prodotto anche oltreoceano. Con nostra grande gioia, comunque, sono stati tanti i grandi nomi che hanno sposato il progetto, Marco Leonardi, Paolo Briguglia, Daniela Fazzoalri, Corrado Fortuna, Daniela Marra, Max Mazzotta, Rosa Pianeta, Antonio Tallura… e che hanno costituito una vera e propria commissione etica che, come noi, crede possibile sfatare il mito che la Calabria non sia terra fertile per il buon cinema. Presentare il nostro progetto nella sezione “Free Calabria” del Reggio Film Fest, infatti, non rappresenta una vetrina fine a sé stessa, ma è un tentativo di renderci punto di riferimento per chi vuole fare cinema nella nostra regione, comunicandogli che da noi troverà grandi professionalità, location e risorse».
«In questo senso – interviene Bernardo – il titolo “9×21” rappresenta una sorta di moltiplicazione a sottrarre rappresentativa non soltanto della trama della nostra fiction, ma anche del nostro modo di lavorare. Il risultato di questa moltiplicazione, nella trama, è il nostro tentativo di raccontare una storia che, differentemente da quanto fatto dalle grandi serie TV sul crimine non vuole mitizzare la criminalità, ma far comprendere quanto sia poco conveniente vivere al di fuori della legge, mentre nella vita reale è il fatto di non essere un movimento che si è aggregato con un interesse, ma solo per raggiungere un obiettivo. Siamo tutti padroni di questo progetto
e nessuno ne è il capo».

Nik Mancuso:
“9×21 è il primo capitolo di una rivoluzione culturale per il Sud”

Quali sono le ragioni che l’hanno spinta ad accettare
il suo ruolo?
Essere parte di questo progetto ha per me un significato enorme, perché nonostante la mia partecipazione a centinaia di produzioni cinematografiche è la prima volta che posso recitare in italiano. Questo progetto rappresenta l’evoluzione ideale della mia carriera, che mi ha riportato nella mia terra d’origine con il docufilm di Matteo Scarfò sulla vita del poeta Gregory Corso e “Mer Rouge”, il cortometraggio di Alberto Gatto candidato ai David di Donatello. Più in generale, comunque, ritengo che questo progetto sia una testimonianza della volontà di resilienza da parte del cinema italiano, affossato negli ultimi trent’anni dall’avvento delle logiche della televisione commerciale
imposte da Silvio Berlusconi e non più in grado, per questa ragione, di far emergere professionalità come Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Ermanno Olmi, Marco Pontecorvo, Francesco Rosi…
Nel lasso di tempo a cui ha fatto riferimento sono stati diversi i tentativi falliti di ritornare al cinema di qualità.
Perché il vostro progetto dovrebbe avere maggior successo?
Perché stiamo vivendo un periodo storico ideale a rendere maggiormente efficace questa voglia di riscatto.
Con le nuove tecnologie che abbiamo a disposizione le distanze con la distribuzione internazionale sono colmate e abbiamo assistito alla “fine degli studios” teorizzata in tempi non sospetti da Frank Mancuso, Amministratore Delegato di Paramount Pictures e
MGM a cavallo tra gli anni ’80 e il 2000. Inoltre credo che non ci sia posto migliore del meridione per canalizzare al meglio questo nuovo Rinascimento.Cosa glielo fa credere?
Anni fa Sofia Loren mi confidò che secondo lei il cinema del futuro sarebbe stato prodotto nei luoghi che avevano subito un lungo periodo di oppressione. E quale territorio, più del nostro, ne ha subite? Non possiamo dimenticare che fino a 165 anni fa, il sud Italia, con Napoli in testa, era il cuore pulsante della cultura e dell’arte dell’intera Penisola: eravamo quattro volte più ricchi del nord e la terza area più ricca dell’intera Europa. Questo, almeno, fino a quando non si è con cretizzata quell’occupazione armata del meridione con conseguente genocidio che ha voluto riunire tutta la Penisola sotto una stessa bandiera. Nell’arco di pochi anni abbiamo subito un crollo verticale della nostra economia, senza riuscire più a rialzare la testa. Anche i libri di storia hanno raccontato una verità di comodo sbugiardata da pochi autori coraggiosi, come Antonio Ciano o Pino Aprile. Il Regno delle due Sicilie sarebbe dovuto essere un Paese indipendente esattamente
come la Scozia, l’Irlanda, il Galles, invece è stato schiacciato sotto il tacco dei Savoia costringendoci a emigrare, a perdere la nostra identità. Oggi dobbiamo ritrovare questa identità attraverso il mondo dell’arte, reclamare i diritti che ci sono stati sottratti riscoprendo così la nostra cultura originaria, la nostra memoria, costruire un futuro migliore.
E a questo che faceva riferimento poco fa, parlando di nuovo Rinascimento?
Esatto. Dobbiamo avviare un processo di rinascita che, esattamente come quello del XIV secolo, inizi dal meridione e si diffonda in tutta Europa, ritrovando un’indipendenza che non si trasformi in una scissione dal resto del Vecchio Continente, come quella sbandierata dalla Lega, ma che ci consenta di essere nuovamente uguali e integrati, non sottomessi a un nord che ancora oggi gode delle ricchezze delle nostre miniere, svuotate con il placet degli Inglesi che finanziarono l’Unità d’Italia per mettere le mani sullo zolfo della Sicilia e che hanno le mani sporche del sangue di un milione e mezzo di meridionali assassinati nel silenzio generale.
Anche in questo caso, tuttavia, tentativi di riscattare la posizione del sud Italia ce ne sono stati moltissimi e quasi nessuno è andato a buon fine.
Vero, ma come affermavo in precedenza, oggi abbiamo tutti gli elementi affinché questo desiderio di rinascita si concretizzi, perché gran parte del mondo sta diventando calabrese: grazie alle politiche scellerate degli Stati Uniti, nel ripetersi ciclico della storia, molti stati del Medio Oriente, a cominciare dalla Siria, stanno subendo un processo di spopolamento di massa molto simile a quello sperimentato dalla Calabria due secoli fa. Attraverso il nostro cinema noi invece vogliamo tornare a far dialogare l’arte e la politica, facendole parlare tra loro in maniera integrata in un contesto in cui, invece, a farla da padrona è la dis-integrazione.

Dobbiamo sovvertire la tendenza a focalizzare le nostre attenzioni sulle differenze e, nell’ambito delle politiche sociali, prendere esempio dagli USA: loro hanno fatto dell’unione la propria forza e hanno saputo mettere al centro della propria costituzione il popolo, composto da individui uguali e dai diritti inalienabili. Noi, invece, siamo purtroppo ancora molto lontani dal raggiungere questo obiettivo.
Ma ci possiamo avvicinare grazie al mondo dell’arte.  Ci può dare un piccolo assaggio di quale sarà la trama che vi aiuterà a diffondere questo messaggio?
Non ho nemmeno letto tutto il copione, quindi non posso anticipare più di tanto. Posso solo dirvi che io interpreterò un boss che subisce un grave lutto che lo annichilirà sia fisicamente sia psicologicamente. Il mio personaggio subirà una vera e propria metamorfosi, un percorso doloroso e dal grande impatto emotivo. So che Lele sta lavorando molto per fare sì che il progetto si realizzi e talenti già coinvolti ne abbiamo da vendere.
Ci serve solo un pizzico di aiuto da parte di chi potrà distribuirlo. Non si tratta di un bel sogno, ma di una cosa reale.

Il progetto verrà presentato il 15 marzo a Siderno presso il Cinema Nuovo

(fonte: lariviera)